L’emozione è un sentimento o un pensiero che agisce come propulsore per una serie di propensioni ad agire. Le emozioni contraddistinguono l’essere umano. Non possono essere eliminate o messe a tacere. Influenzano il modo di agire, di pensare, di relazionarsi ad altri, di rapportarsi e vivere l’ambiente, le sfide, le richieste e le aspettative. Anche la persona apparentemente meno emotiva deve fare i conti con il proprio vissuto.
Se hai paura è perché stai percependo una minaccia (reale o presunta); se provi rabbia è perché vedi un ostacolo da superare o una situazione insoddisfacente da modificare; se senti tristezza è perché vivi la realtà come una perdita; se provi entusiasmo è perché il tuo rapporto con l’ambiente è in linea con i tuoi desideri e aspettative.
È importante quindi riconoscere che la capacità di dialogare con le emozioni rappresenta un valore perché ciò che provi non ti informa su ciò che vedi bensì sul modo in cui guardi le cose: quindi non sul COSA ma sul COME.
Stessa cosa vale ovviamente per chi è intorno a te.
Quindi è credo chiaro quanto in ogni singolo contesto le emozioni siano costantemente in gioco. In situazioni di cambiamento, evoluzione, sfida lo saranno in maniera ancor più importante.
Le emozioni arrivano e non possiamo eliminarle, quel che possiamo invece fare è scegliere come reagire a esse senza farci soverchiare. Non sempre è semplice, lo so bene. E quindi da dove si può partire, mi chiederete.
Et voilà…
Quando arriva un’emozione è importante sviluppare la capacità di
- Comprendere quale emozione si stia provando: Porre attenzione ai tuoi stati interiori e interrogarsi razionalmente sulla loro natura e origine
- Accettare le emozioni come parte fondamentale e importante di Sè
- Imparare a fare silenzio e sospendere il giudizio su e stessi e sugli altri, bloccando i pensieri automatici ed illogici che possono intervenire
- Considerare che siamo noi che diamo significato agli eventi e che dobbiamo considerarli come temporanei e dipendenti da cause specifiche
E da qui arriviamo al lavoro…
È abitudine, infatti, pensare che il lavoro non sia connesso all'emotività individuale. Nel tempo, infatti, il contesto lavorativo è stato segnato da principi quali razionalità, organizzazione, precisione, puntualità, freddezza e controllo dei vissuti personali e produttività. Tutti aspetti che lasciano poco spazio alle emozioni che invece sono viste come ostacolo alla buona condotta lavorativa e al successo aziendale. Ma si tratta di una visione ormai datata, caratteristica degli anni passati, quando il lavoro aveva connotazioni differenti.
Invece è praticamente impossibile scindere le proprie emozioni nel contesto lavorativo. Pertanto è importante riuscire a gestirle affinché diventino una vera risorsa per noi stessi e per il team di lavoro con cui ci interfacciamo ogni giorno.
Quindi, la capacità di riconoscere i vissuti emotivi propri o degli altri e attribuirvi un senso aiuta a comprendere le situazioni, superare ostacoli liberando energia positiva nel proprio ambiente di lavoro.
Un clima negativo basato solamente sulla razionalizzazione e sul raggiungimento degli obiettivi a tutti i costi, senza il giusto spazio per le emozioni, ingenera una riduzione del benessere sia dell’individuo sia dell’organizzazione in senso ampio. In generale quindi questo può causare aumento dei costi per malattia e infortuni, abbassamento della produttività e del senso di appartenenza all'azienda, scoraggiamento della libera iniziativa, dell’innovazione e della cooperazione sia tra colleghi sia con i superiori.
Se vogliamo riassumere con una vista più ampia: le emozioni sia positive che negative possono essere un limite, se non correttamente comprese, gestite e integrate nel lavoro, ma al tempo stesso possono diventare risorsa se si crea un clima aziendale capace di dare voce all'individualità di ognuno nel gruppo e permettere lo sviluppo di un buon livello di intelligenza emotiva nel singolo, di certo partendo dal leader.
In una logica di applicazione estesa ai team e alle organizzazioni, i vantaggi osservabili sull'evoluzione del singolo individuo come promotore del cambiamento, verranno successivamente mutuati dai gruppi con un conseguente miglioramento delle relazioni tra le persone. Tutto questo grazie a un maggior accesso, del singolo e del gruppo, alle proprie risorse per affrontare i problemi che porterebbe infine a un incremento del livello di benessere complessivo e di committment verso un’organizzazione “umanizzata”.
Quindi prima cosa: riconoscere che in ogni contesto le emozioni sono costantemente in gioco. In situazioni di cambiamento, evoluzione, sfida lo saranno altresì in maniera ancor più importante.
Seconda cosa, altrettanto vera: sviluppare una cultura emozionale, per meglio gestire una componente cruciale troppo spesso lasciata al “buon senso” dei singoli, diventa un elemento da non sottovalutare, anzi potrebbe essere l’elemento differenziante. Ciò significa potenziare le capacità di ascolto e comprensione di collaboratori, clienti e partner in rapporto alle circostanze aziendali.