IMMENSO ABBRACCIO

Tredici gradini per raggiungere l’illuminazione’, quel volantino di carta che aveva trovato nel tempio buddista vicino a casa era stato chiaro. Nonostante l’anonimo sfondo bianco, lo aveva attirato. Circuito. Convinto.

Ed era partito.

“Via da lì, non puoi affacciarti da quella finestra” la guida con una voce gracchiante da pappagallo aveva interrotto il silenzio in cui i pensieri galleggiavano. Effettivamente non aveva tutti i torti ma le vette bianche al di là di quella finestrella erano state un richiamo troppo forte per poter resistere. Non aveva certo riflettuto su cosa si potesse o non potesse fare.

“Sì, sì, adesso scendo” ma non ne era troppo convinto. Lì sopra poteva essere schiaffeggiato dal vento freddo del Nepal mentre tutta Gyantse sembrava lontana: una città inginocchiata di fronte alla costruzione sacra in cui si trovava.

“Dai Giovanni scendi. Dalle retta.” La voce di sua sorella era comprensiva come sempre. E stavolta lo faceva incazzare. Perché non voleva essere più compreso, né tanto meno compatito per quel che era accaduto a sua moglie. Era arrabbiato. Era stufo. E aveva il cuore in mille pezzi. Se fosse rimasto a casa almeno sarebbe riuscito a continuare a bere. Non certo acqua. Fare l’assaggiatore di vini aveva questo grande vantaggio in fondo…

“Uff… ti ci metti anche tu?” gli occhiali da sole tintinnarono sui bottoni della giacca, “La prossima volta che deciderò di viaggiare verrò da solo…” uno sguardo velato di tristezza gli sfiorò il viso come un bacio leggero. Strano. Una sensazione impossibile da spiegare. Calore e vicinanza che lenivano il suo dolore. Ma non provenivano solo da sua sorella lì di fronte a lui. Era come se un pezzo della compassione di tutte le persone che erano lì gli fosse stata riservata. Come se l’amore che quelle pareti avevano assorbito dai tanti pellegrini in viaggio ora venisse rilasciato solo per lui. Immenso. Un’onda dopo l’altra il suo cuore veniva avvolto e lenito. Accarezzato e ricomposto. Non servì altro per far sbollire quella sua rabbia improvvisa. “Scusa…” una sola parola. Era sopraffatto da quello che aveva provato. Non avrebbe saputo dire altro in quel momento. Ma aveva la certezza che il suo processo di guarigione fosse iniziato lì. In quel clima freddo che per un po’ aveva immobilizzato il suo dolore. A oltre quattromila metri. Ai confini del cielo.

“Passerà… ci vorrà solo del tempo…” venne preso per mano non appena sceso dalla finestra proibita, “siamo qui per questo.”

La abbracciò forte. Come sarebbe potuto partire senza di lei? Era la sua sorellona. La sua ancora. Lei che da piccina lo aveva persino convinto a mangiare la frutta.

“Vieni a bruciare l’incenso” dei bastoncini verdi erano già nelle sue mani, “è tornata a essere spirito. Così le saremo vicini.” Si inginocchiò.

E anche lui non esitò a fare altrettanto. Quella statua gigantesca lì di fronte a lui esigeva il rispetto e la gratitudine per averlo salvato.

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