INAFFERRABILE SCHIAVITU’

Lo scattante ronzio di una imprendibile zanzara lo stava infastidendo da ore.
Possibile che non si riuscisse a dormire tranquilli neanche il sabato?
In settimana doveva per forza correre tra clienti e numeri, ma il sabato mattina si rifiutava di sottomettersi alla frenesia. Per qualche ora non c’erano e-mail, telefonate e sorrisi di circostanza da sfoggiare con chiunque. Nessuna recita, nessuna disdicevole dimostrazione da leone del business. L’inebriante adrenalina dell’aver chiuso un altro contratto si scioglieva senza lasciare traccia. Poteva togliersi la maschera ed essere se stesso: il semplice e riservato Roberto che era sempre stato. Il Roberto fatto di sorrisi veri e gioia pura quando poteva montare sulla sua moto per abbandonare la città e correre sugli sterrati delle montagne.

Sua nonna che abitava ancora lì in alto, tra cucuzzoli e boschi, continuava a dirglielo che quel modo di vivere non lo avrebbe portato da nessuna parte. Ma era testardo. Aveva deciso di diventare un uomo di successo e lo era diventato a dispetto di tutti e tutto.
Ogni tanto se lo chiedeva: a che prezzo? Cosa aveva sacrificato per arrivare su quella vetta effimera fatta di soldi e riconoscimenti falsi?
In improvvisi e inaspettati momenti di folle lucidità se lo domandava. E dentro di sé aveva la risposta. Anche se non la voleva sentire.
Tutto era diventato come lui aveva voluto, avrebbe dovuto esserne contento. E allora perché riusciva a innervosirsi a tal punto per una zanzara? Era davvero lei a togliergli il sonno? O forse c’era qualcos’altro che gli scavava dentro?
Era difficile da dire, ma la lentezza aveva acquisito ai suoi occhi un fascino diverso e alla lentezza sarebbe voluto tornare.
Gli mancava il fuoco scoppiettante del camino d’inverno, il cielo azzurro e l’aria pulita, le distese innevate e il silenzio urlante della natura.
Era un pensiero che montava quando si fermava. Quando non era schiacciato dagli impegni e la mente aveva il tempo di volare libera. Bastavano pochi istanti per fagli provare quell’emozione folgorante.
Avrebbe mai potuto fare ritorno?

Si girò di scatto e un veloce movimento della mano mise finalmente fine al viaggio di quella zanzara.
Si alzò. Ormai era tardi. Un caffè forte per togliere il velo di tristezza e riprendere il controllo.
Aveva una partita di golf nel pomeriggio.
Un cliente lo stava aspettando.
Non poteva mancare.

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1 Comment

  1. Irene Murgia
    24 Febbraio 2018

    Bella! È vera per molti

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