Amedeo camminava lungo il Po osservando le acque dense del suo fiume.
Non era tornato da molto a Torino.
Non lo voleva ammettere, ma gli era mancata la sua città. Il cielo azzurro che ogni tanto si incupiva di grigio. Le colline verdi che d’autunno splendevano di mille sfumature oscillanti tra il giallo, il rosso e il marrone.
Tutto un incanto.
Certo gli Emirati Arabi erano stati un sogno: il caldo, le palme, l’Oceano Indiano. La sua carriera. Aggressiva. Vincente. Rampante.
Quella cultura per certi versi folle, così lontana da quanto era abituato, l’aveva sfidato, ma non era riuscito a travolgerlo e soprattutto non a vincerlo. Aveva lottato e si era abituato. Ma una parte di lui era rimasta legata al suo fiume. Pensava a chi aveva lasciato andare. Quella consapevolezza era nata un po’ per caso, un giorno in cui stava facendo una gita e si era trovato in un’oasi in mezzo al deserto.
Aveva pensato a Roberta. A come gli sarebbe piaciuto se lei lo avesse raggiunto lì. Sarebbe stato il massimo avere anche lei accanto. Non sarebbe stato più così solo. E sarebbe riuscito a essere ancor più motivato nella sua scalata al successo.
E pensare che mesi fa era stata addirittura lei a convincerlo ad andare via dalla sua città. A partire. Lei con la sua possessività lo aveva fatto fuggire. Non aveva sopportato l’idea del giogo che gli voleva mettere al collo.
Possibile che nelle calde terre mediorientali potesse essergli mancata?
Scosse la testa. Doveva concentrarsi.
Riprese a guardarsi intorno: aveva perso quello stupido gatto e doveva assolutamente ritrovarlo.
Scese la scalinata a passo veloce. Che si fosse addentrato sul bordo del fiume? Poco probabile, ma quel gatto era ben strano. Come tutti in quella casa in fondo. Come si poteva chiamare Myou una bestia?
«Myou… Myou… micia… dove sei finita?» non che fosse certo di poter essere riconosciuto, ma non poteva fare altro se non chiamarla.
E d’improvviso ecco una sdraio e una coda grigia penzolante: non poteva che essere lei.
Allungò il passo.
«Eccoti qui, ma come hai fatto a scappare, meno male che ti sei fermata, se ti avessi perso, la ragazza del tuo padrone non mi avrebbe più fatto dormire in casa sua…» e rivolgendosi a chi lo aveva in braccio, «a proposito grazie per…»
No. Non era possibile. E la frase rimase a metà.
Perché lei era lì.
Lei con il suo caschetto scuro e le sue lentiggini impertinenti. Roberta era di fronte a lui.
Questo aveva un significato. Non poteva fallire. Era ora di far ritornare tutto a posto.
Gli sorrideva.
Poteva esserci un domani. Ne era certo.
Il Carro
Azione nel mondo.
Rappresenta l’azione per eccellenza a tutti i livelli, se se stessi e sul mondo.
Alejandro Jodorowsky