Mentre sbucava dai sotterranei, sentiva che la rabbia non riusciva del tutto a scemare.
Quegli intrusi non si sarebbero dovuti trovare lì. Aveva organizzato perché tutto fosse perfetto. Perché Apollonio potesse agire indisturbato. E loro avevano rovinato tutto.
Li avrebbe fatti arrestare volentieri dalle guardie. Se li sarebbe tolti dai piedi. Se fosse dipeso da lui. Sì, lo avrebbe fatto. Senza alcun dubbio.
Ma lo sguardo che gli aveva rivolto il suo Maestro aveva parlato più di ogni spiegazione. Quegli occhi, che tanto avevano visto e molto vedevano oltre, lo avevano fatto desistere.
Alzò lo sguardo verso il cielo puntinato di stelle lucenti e inalò a pieni polmoni l’estate notturna.
Fermo. Piccolo. Avvolto nell’infinito.
E in fondo non sapeva se era più arrabbiato per quei due o perché semplicemente non aveva colto… e non aveva le capacità per farlo.
Si doveva arrendere e accettare. Che non poteva essere lui, che non sarebbe mai diventato il Maestro. Che essere Damis, avere l’onore di accompagnare Apollonio e assorbire quello che lui trasmetteva era comunque molto.
Aveva accettato di seguire il sole. E ora non poteva lamentarsi di essere diventato la sua luna. Perché anche solo in questo c’era grandezza.
Molti al suo posto avevano desistito. Molti non erano riusciti ad andare oltre a qualche settimana di opalescenza per poi ritornare nel loro buio.
Invece lui c’era e c’era stato per anni. Doveva essere abbastanza.
Chissà per quanti anni ancora lo avrebbe accompagnato. Se avesse saputo rimanere umile. Al suo posto. Accettando quel che poteva ricevere. Quel che poteva assorbire.
Facendosi tramite dell’immenso che sentiva intorno a lui.
Talvolta troppo pervasivo per capirlo o accoglierlo interamente.
Ma c’era. E poteva essere uno specchio per quella saggezza. Per chi non aveva la fortuna di stare accanto ad Apollonio tutti i giorni. Per chi non era al suo posto.
Doveva essere.
Come una luna che nella sua semplicità illumina a sua volta il cammino.
Al solitario viandante.
XII - L'Appeso
Sosta, meditazione, dono di se stessi.
[…] indica uno stato di accumulo, come la Papessa, si è allontanato dal mondo degli umani cui viene unito soltanto dalla corda che lo lega a una traversa. L’Appeso obbedisce all’attrazione verso il basso (verso la propria fonte originaria), verso gli abissi dell’inconscio.
Alejandro Jodorowsky