Scegliere la strada

Era seduta sulla sedia di legno dietro al tavolo rosso. Un tavolo d’altri tempi, con le gambe di metallo e tutti gli spazietti laterali per infilare mattarello, asse da taglio… qualcosa che non si vedeva più a i nostri giorni. Ma che non voleva assolutamente cambiare.

Compatto. Concreto. Accogliente.

Occhiali sulla punta del naso, si stava destreggiando il un lavoro all’uncinetto. Un quadratino alla volta avrebbe composto il copriletto da dare alla nipote. Ce l’avrebbe fatta.

Non era per la coperta in sé, ne avrebbe potute comprare molte altre, senza nessun problema, forse più comode, di certo più moderne.

Ma quello era il suo lascito. Con il cuore. E con l’anima.

L’assemblaggio era riservato ai momenti in cui la veniva a trovare.

Con lei metteva insieme. Consolidava.

Un processo manuale che facevano chiacchierando e condividendo.

In cui aveva sentito la sua insoddisfazione. Era pervasiva e non riusciva a darle una soluzione. Ma quel che cercava sempre di insegnarle era la capacità di non arrendersi.

Scosse il capo mentre il pensiero della nipote le attraversava la mente.

Era una settimana ormai che non veniva a trovarla. Ma sentiva che non doveva preoccuparsi. Era inutile che sua figlia continuasse a chiamarla lamentandosi di quanto fosse inconcludente. Di come non stesse raggiungendo nulla con l’università. Che quel suo tergiversare le avrebbe fatto trovare un ‘lavorucolo’ da nulla e tutto il suo studiare sarebbe stato inutile.

Capiva la sua preoccupazione. Razionalmente era un ragionamento impeccabile. Ma Roberta era destinata ad altro. E lo doveva scoprire lei. Da sola.

Era seduta sulla sedia di legno e sentiva tutto questo. Dentro di sé.

Era calma perché sapeva che Roberta ne sarebbe uscita.

Sapeva che sarebbe dovuto arrivare il suo momento. Roberta non aveva ancora la sua visione calma. Ma ci sarebbe arrivata.

Squillò il campanello.

Una mano in grembo e una sul tavolo per aiutare le ginocchia stanche a tirarla su da quella sedia.

Era lei. Una cascata di acqua limpida quando entrò dalla porta.

«Nonnaaa… che bello vederti» un abbraccio ampio come il mare. E sentiva che qualcosa era cambiato. «nonna, ho un sacco di cose da raccontarti. È stata una settimana incredibile…» non aveva dubbi che sarebbe successo. Il suo intuito glielo aveva detto. Al di là di tutto quello che gli altri potevano dire o pensare. Sapeva che quella ragazza era speciale. Il suo momento era arrivato.

Le schioccò un bacio in fronte.

«Andiamo di là che ci sono un po’ di quadretti da cucire per il tuo copriletto.»

 

La Papessa

Gestazione. Accumulo.

La Papessa sta covando. La prima donna degli Arcani maggiori è come rinchiusa, seduta accanto a un uovo bianco. È in una doppia gestazione: dell’uovo e di se stessa.

Alejandro Jodorowsky

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