SENSO VERO

Sedeva sulla sua poltrona preferita leggendo la cronaca cittadina.
Stufo.
Della crudeltà umana.
Aveva passato una vita accettando quel che accadeva. Forse senza rifletterci più di tanto. Così preso dalla sua frenetica vita.
Ora se ne rendeva conto.
Ottenebrato.
Insensibile o forse addirittura cieco di fronte alla sua consacrazione alla follia.
Cieco di fronte alla cruenza e al non-sense che leggeva sui giornali.
Il sangue era diventato dell’acqua colorata.
Il macabro, un racconto noir.

Non era stato immediato il suo risveglio. Un bagliore era infine diventato luce.
In fondo non era importante come fosse arrivato quanto che effettivamente l’impulso avesse agito. Lo avesse risvegliato.
Ribellione.
Trasgressione per i più.
E aveva iniziato a capire.

Come poteva essere normale quel che leggeva?
Come poteva accettare la cattiveria gratuita?
E non c’erano alternative dopo quell’imprevedibile presa di coscienza. Ormai non poteva più accettare.
E di certo non era il tipo da ashram e isolamento.
“Papà… è ora!” La voce di Emilia lo aveva scosso dai suoi pensieri.
Ma effettivamente era tempo di andare.
“Vieni con me oggi?”
“No, non ce la faccio, devo andare a prendere Luca all’asilo”
“Va bene! Allora vado ad affrontare i ragazzi da solo” scherzava. Perché quei suoi ragazzi gli avevano riempito la vita. E avevano dato un senso.
Come lui lo aveva dato a loro.
Aiutandoli
Ogni giorno.
A rimettere un passo dopo l’altro. A riscoprirsi nella loro identità profonda.
Oltre lo stereotipo che la gente aveva appiccicato loro addosso. Di ragazzi perduti. Perché una volta si erano persi.

Questo era.
Per loro.
Per lui stesso.
Finalmente con un senso vero.

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