Quando aprì gli occhi, la stanza era invasa da una luce strana. Pungente. Tra il vaniglia e il ghiaccio.
Accidenti… non aveva ricordato di chiudere le persiane la sera prima.
Allungò una mano e con un solo occhio aperto vide che erano appena le otto.
Noooo… la sveglia avrebbe suonato dopo un’ora.
Sbottò e cerco di rintanarsi sotto il cuscino.
Inutile… si rigirò su se stessa.
Ma perché? Voleva dormire… poteva dormire.
Prese il piumone a due mani e si coprì interamente la testa. Avvolta nel caldo ce la poteva fare a riaddormentarsi… doveva solo riprendere i fili del sogno che stava facendo.
Ecco sì… strinse gli occhi ritornando al mare color smeraldo. Al sole caldo. E al sale sulla pelle.
Un sogno fantastico. Quasi le era sembrato di essere lì. Tra flutti, risa e tuffi. Nel cielo più azzurro.
Di certo fuori avrebbe trovato la solita foschia…
Un pensiero che la distrasse.
E non seppe trattenersi.
Fece capolino con un occhio appena oltre le piume e il tepore.
Fiocchi bianchi ondeggiavano cadendo da cielo. Leggiadri e sbarazzini allo stesso tempo. Ce n’erano di piccini ma anche di grandi e abbondanti: probabilmente un agglomerato di amici riunitisi durante la discesa come paracadutisti folli.
Si sollevò seduta cercando di rimanere coperta e calda.
Un’atmosfera lattiginosa pareva aver avvolto la natura.
E tutto era ricoperto.
Sulla staccionata di legno della villa di fronte sembrava persino che la neve giocasse a fare l’equilibrista: un fiocco ruotava dietro l’altro come in una giostra d’altri tempi.
I tetti erano ormai completamente bianchi. Gli alberi spogli sembravano agghindati in pellicce di cristallo.
E sentì perdersi in quella bellezza. Un fiocco dopo l’altro. Mentre la loro caduta rimbombava silenziosa.
Fu un pensiero istintivo. Non seppe trattenersi. Spalancò la finestra e si ributtò veloce nuovamente nel letto mentre il freddo feroce di quella mattinata così silenziosa cercava di raggiungerla.
Era troppo bello per non vivere quel momento.
Non importava il gelo.
Sorrise.